lunedì 14 luglio 2008

Drogheria dalla Pioggia


La conclusione dell'ennesimo pomeriggio di tortura dentistica bolognese mi trova seduta su un muretto sotto il portico in Via Manzoni, alle spalle l'Oratorio di San Filippo Neri, di fronte il Palazzo Ghisilardi con il suo ingresso che ti richiama irresistibilmente all'interno, fresco e ombreggiato, echi e sussurri di fantasmi oramai amichevoli.

Spero che godersi questo quadro con una Coca media take away in mano non sia considerato sacrilegio, a mia discolpa posso assicurare che ne avevo bisogno per riprendermi dall'eccesso di tensione, prima di rimettermi in macchina e guidare fino a casa.
Via Galliera scorre parallela a Via Indipendenza, tale ad un'oasi di incredibile calma a due passi dal caos. Percorrerla al ritorno mi porta ad imbattermi ancora in uno dei luoghi culto dei miei anni bolognesi, la Drogheria della Pioggia, anzi dalla Pioggia, come dice l'insegna.

Pioggia di colori, di infanzia, di profumi ed odori, di curiosita', di stupore, di sorrisi, misteri, aspettativa e piacere.
Tutto questo in pochi metri quadrati fitti di oggetti e mercanzie, caramelle, spezie, lucidi da scarpe, panni di daino, kleenex e miscele Fabbri per fare il gelato, cioccolata di ogni foggia, aceto balsamico, "pastiglie allo zenzero della Swiss Navy" (?!?), conserve, frutta secca e biscotti, e come dice una battuta di chissa' quale telefilm visto ed assorbito dalla mia mente propensa alla cultura pop, "... e' cosi' che ho sempre immaginato l'interno della mia testa".

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