venerdì 1 febbraio 2013

Ho imparato a camminare

Zagonara, estate 2012, passeggiata

Nel 2012 ho imparato a camminare.
Mi è sempre piaciuto camminare, quelle camminate da turista, vagabondando tutta la giornata per le vie di una città, lasciandosi trasportare dal caso e dalle Birkenstock.
Parigi è perfetta per queste camminate, inframezzate da soste ai tavolini per una birra al sole,  oppure nei giardini, impigrendo piacevolmente per un po’, annusando in giro.
Paris 2005, Canal St Martin
Anche Bologna non scherza, toute proportion gardée, come luogo ideale per bighellonare. Da San Luca al centro, al fresco riparato dei portici, giornate torride oppure piovigginose, ogni stagione è buona.
Bologna, estate 2012, Via Clavature
Cosi’ facendo, a ritmo blando, sono arrivata a camminare per oltre 15 chilometri (rilevati ufficialmente con #Endomondo) senza neanche accorgermene.
Camminare veramente, però, a passo lungo e spedito, ad una media di oltre 6 km all’ora, era una cosa che non ero mai riuscita fare, senza poi subire pesanti effetti collaterali.
Distorsioni, tendiniti, borsiti, legamenti allungati e sfilacciati. Attraverso gli anni questi infortuni si sono manifestati a raffica, uno dopo l’altro, uno sull’altro, segnali sempre più degni di un cartello cubitale attraverso i quali il mio corpo cercava di dirmi : CAMBIA. STRADA. (Oppure: CAMBIA.SCARPE.).
Ho cambiato strada alla fine del 2010, cambiando lavoro.
Da quel momento molte cose sono migliorate per le mie caviglie e le mie ginocchia, che si sono rese disponibili a camminate più sportive.
Cammino, cammino, col sole rovente dei tardi pomeriggi di luglio, nell’autunno umido e nebbioso, nelle domeniche piovigginose di dicembre.
Cammino ascoltando la campagna, oppure con la musica nelle orecchie, ritrovando compagni che percorrono un po' di strada insieme a me, anche se non ci sono più. Alcuni giorni fa ho camminato con Lucio Dalla, attraverso quell’allegro e sfrontato inizio di Grande Figlio di Puttana degli Stadio.
C'è una fitta che sento sempre quando rivedo, o ascolto ancora, un artista che faceva talmente parte della sceneggiatura della mia vita da non vederlo quasi più, intessuto nell'insieme. Non sapevo che l'assenza di questo filo avrebbe talmente impoverito la trama.
Cammino con John Lennon, ritrovandomi a riflettere su Whatever gets me through the night (it’s alright). Una delle cose che mi fa ‘’superare la nottata’’ è proprio camminare. Perlopiù fisicamente da sola, come quasi sempre. Occhi aperti. ‘’Fiducia nel Karma che metterà sul mio cammino solo incontri positivi’’. Respirando un po’ meglio di prima.
Vado avanti, on a Road to Nowhere. Un po' cane, a testa bassa, augurandomi di incrociare un essere amico, ma non aspettando nulla.


*English Version*
In 2012 I learned to walk.
I always liked to walk, those tourist walks, you know, wandering all day through the streets of a city, relying on fate, and on Birkenstock.
Paris is perfect for these walks, interspersed with stops at the tables of a café for a beer in the sun, or in the gardens, resting pleasantly for a while, sniffing around.
Bologna also can compete, toute proportion gardée, as an ideal place to stroll. From St. Luca to the center town, sheltered by the cool arcades, come rain or come shine, every season is good.
Walking this way, on a mild rythm, I got to walk for over 15 kilometers (officially recorded with # Endomondo) without even realizing it.
Walking seriously, however, with long stretched steps, at an average of over 6 km per hour, it was something that I was never able to do without suffering harsh side effects.
Sprains, tendinitis, bursitis, stretched and frayed ligaments. Through the years, these injuries have occurred in bursts, one after the other, over the other, signals increasingly evident through which my body was trying to tell me: CHANGE. ROAD. (Or: CHANGE.SHOES.)

I switched roads at the end of 2010, changing job.
Since then, many things have improved for my ankles and my knees, which have become more available to walk more intensively.
Walking, walking, in the hot July late afternoon sun, in wet and foggy autumn, in rainy December Sundays.
I walk listening to the countryside, or with music in my ears, rediscovering companions who go again through a little of the path with me, even if they are no more of this world. A few days ago I walked with Lucio Dalla, while listening the happy and cheeky beginning of the Stadio's song Grande Figlio di Puttana
There's a stitch  I always feel when I see or hear again an artist who was such a part of the script of my life that I was almost not notice him anymore, woven throughout.  I didn't know that the absence of one single thread would have depleted the plot so much.
I walk with John Lennon, finding myself thinking about Whatever gets me through the night (it's alright). One of the things that makes me overcome the ''night'' is just walking. Mostly physically alone, as always. Eyes open. ''Trusting Karma that will put on my path only positive encounters''. Breathing slightly better than before.
I carry on, on a Road to Nowhere. Looking a little like a dog, head down, hoping to cross path with a friendly living being, but not expecting anything.






2 commenti:

la belle auberge ha detto...

Mi piace molto come scrivi, Fede. Avanti così.

fedeccino ha detto...

Grazie Eu :*

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